Capodanno è il momento di festeggiare il nuovo anno che prende il posto del vecchio. Ma non tutti sperimentano sensazioni felici: ecco cosa può accadere nella mente in queste situazioni.
La notte di San Silvestro è il momento in cui ci si lascia alle spalle l’anno vecchio per accogliere l’arrivo dell’anno nuovo. Tutti ci auguriamo che il nuovo anno sia quello della svolta, che porti successo e prosperità nelle nostre vite. Inevitabilmente Capodanno è anche tempo di bilanci e interrogativi.
Malgrado le belle intenzioni è un fatto che la vita continua a essere simile alle antiche ruote medievali della fortuna, simbolo e rappresentazione visiva dell’imprevedibilità delle vicende umane. Un modo per dire che alti e bassi fanno parte della vita, che rimane pur sempre costellata da prove e difficoltà da superare.
Capodanno rimane comunque un momento di festa. Ma non per tutti è così: in mezzo al clima festaiolo c’è anche chi prova sensazioni per nulla piacevoli. Insomma: l’arrivo del primo giorno dell’anno nuovo non sempre è accolto da tutti con giubilo e felicità. Ecco cosa succede in questi casi nella nostra mente.
Come dicevamo Capodanno è fondamentalmente un momento ambivalente: di festa, certamente, ma anche di bilanci dell’anno passato oltre che di buoni propositi per l’anno a venire. Precisamente la “morsa” di questi due elementi – bilanci e propositi – può scatenare una dinamica depressiva come la cosiddetta ansia di Capodanno.
Questo “mix” può essere deleterio della mente. Se da un lato fare bilanci dell’anno appena andato in archivio può far emergere rimorsi e rimpianti per non essere stati all’altezza e per le occasioni perdute (e quale anno non conosce situazioni di questo genere?), dall’altro lato l’anno appena inaugurato può far crescere la paura di non riuscire a realizzare i nostri obiettivi.
Insomma, è sempre la sensazione di non essere all’altezza a giocarci un brutto scherzo: per quello che non abbiamo fatto (o fatto male) in passato o per quello che prevediamo di far male in futuro. In pratica proiettiamo all’indietro o in avanti la nostra sensazione di fallimento, invece che concentrarci sul presente.
A livello psicologico questa condizione affonda le sue radici nella paura del cambiamento. Questo timore del mutamento si manifesta sotto forma di un forte stress davanti al pensiero di qualche variazione nella routine quotidiana. Sentirsi inadeguati davanti alle novità può portare così a una specie di paralisi esistenziale in chi ha paura dell’ignoto.
Ma non è tutto: anche la frenesia per organizzare il veglione di Capodanno e apparire al top durante l’ultima sera dell’anno può provocare ansia. In questo caso sono le aspettative sociali e le convenzioni a giocarci un brutto scherzo. È la dannazione di quella che la sociologa Eva Illouz ha definito ‘happycrazia’: un mondo dove la felicità è diventata una sorta di obbligo sociale.
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